Radioestesia, l’arte di sentire la vita

Quando parliamo di Radioestesia, parliamo di sentire la vita attraverso le cellule, in ogni sua forma, forza, collegamento. Non è un agire arbitrario, ma un particolare e preciso tipo di “sentire” che rileva lo stato dell’esistenza, che non è mai lo stesso ed è in continuo cambiamento. Questa capacità esiste potenzialmente in tutti ed è fattibile da chiunque, prima o poi.

Sentendo le variazioni della vita in ogni sua forma puoi essere libero e non devi niente a nessuno. Ma hai la responsabilità verso te stesso, gli altri e tutto ciò con cui entri in relazione. Per sentire, devi essere per un attimo ciò che vuoi sentire. Se il tuo centro di gravità fosse stabile e coerente, e se il tuo sentire fosse sufficientemente prolungato, allora l’oggetto del tuo sentire non è più lo stesso di prima, ma il suo nuovo stato d’essere è anche opera tua.

Imparare la radioestesia, per alcuni, significa provocare volontariamente il caos dentro se stessi, “rimescolando le carte”. In apparenza è un controsenso, ma quando le acque sono confuse  puoi finalmente decidere se abbandonare  il controllo e vedere cosa hai intorno.

La testa non risponde più ai comandi. Bisogna arrivare al punto di rottura. Allora, da quel momento e per tutta la sessione di lavoro, impari veramente; finalmente ciò che riesci ad apprendere diviene parte del tuo essere, nel tuo campo e ciò che impari in quello stato, sarà tuo per sempre.

Certo, ognuno è libero. Ma in un’analisi radioestesica è importante non confondere i livelli di realtà e le loro compenetrazioni, a rischio di falsare il risultato dall’inizio ed eventualmente di far danni.

In alcuni di noi esistono capacità non comuni che possono esprimersi senza la nostra volontà, fuori dal nostro controllo, in automatico, quando si creano risonanze tra noi e l’evento scatenante. Si verifica dunque un fenomeno che tende ad esaurirsi in quell’occasione, fino al successivo. Ma, usando una metafora, significa correre, mentre in realtà sappiamo a malapena muovere le gambe. Ogni tanto le tue gambe fanno due o tre passi velocemente, senza che tu lo voglia… poi torni allo stato precedente. Solo con l’allenamento continuo alla presenza è possibile correre responsabilmente.

E’ sempre necessario sacrificare qualcosa che abbiamo conquistato precedentemente, per poter ottenere qualcosa di nuovo: in effetti ciò significa lasciarlo entrare nel proprio campo e permettere che quest’ultimo venga  modificato.

Ma non bisogna mai perdere se stessi: il centro interno deve rimanere stabilmente legato alle leggi naturali, secondo le quali si esprime l’intero progetto della Vita, di cui l’uomo è una parte.

Quando scegliamo di sacrificare qualcosa di noi, ecco che ciò che crediamo aver perso lo recuperiamo successivamente migliorato e lo ritroviamo che ci aspetta, con un volto nuovo, che prima non riuscivamo a vedere.

La realtà è una. Più in alto stai e più – se ne sei capace – vedi le  stesse cose, ma con una visuale più ampia.  Come è in piccolo, così è in grande: il progetto costruttivo è sempre lo stesso, espresso in modo frattale.

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